Continua il presidio a difesa degli alberi di Corvetto

Grazie Andrea, ultimo guardiano del verde pubblico
‘Arbre, mon ami’, così cantava – molti anni or sono – la poetessa bambina Minou Drouet. Più prosaicamente, il sindaco-manager di Genova, Marco Bucci, impone la nuova parola d’ordine: ‘Arbre mon ennemi’. Tremino gli alberi che ornavano i viali, i parchi, le piazze della nostra città. Alla minima occasione – malattia, traffico, parcheggi – la sega a motore del sindaco si abbatterà implacabile su di loro.
 
Ma cosa hanno fatti gli alberi, a Bucci? Il fico del vicolo omonimo, i platani dell’Acquasola, e ora gli alberi che fiancheggiano la Prefettura, in piazza Corvetto: tutti sono caduti o minacciano di cadere sotto la mannaia ‘buccesca’.
 
E i cittadini, come ormai d’abitudine, tacciono rassegnati. Tranne uno, Andrea Agostini, di Nuova Ecologia. Benedetto Andrea, sarai un po’ matto, ma ce ne fossero molti come te che, instancabile, organizzi una piccola rivolta in Piazza Corvetto, la stessa che – a detta di un mio amico non genovese – ‘…è la più bella piazza d’Italia’.           Vallo a dire al sindaco-manager, adoratore della sega a motore, rimasto famoso – per aver detto di voler fare di Genova una piccola Miami (ma noi, tutto sommato, preferiremmo la più onesta Las Vegas). Questo per chi sostiene che a viaggiare si allarga la visione delle cose e dei luoghi d’origine.
 
La ‘piazza più bella d’Italia’ ha subito già molto sfregi, come la sua impagabile ma infrequentabile compagna, la villetta Di Negro: ridotta a un affollato rondò dove ambulanze, pullman, taxi, auto private cercano a fatica di farsi largo, intorno a un povero Vittorio Emanuele ormai più simile al vigile di Alberto Sordi che a un Padre della Patria. Tocca ora agli alberi di fianco al palazzo della Prefettura.
 
Chiuso il sottopassaggio, in una piazza notoriamente ostile a chi è impedito nel camminare, cintato il cantiere da vistose strisce bianco e rosse: le stesse, guarda caso, che nei film gialli delimitano il ‘luogo del delitto’.
 
Ma a lasciarci costernati, ancora una volta, è il silenzio in cui questi delitti vengono perpetrati. A cosa serve questo insolito fervore di opere, quando e come è stata interpellata o almeno informata la popolazione? Non meglio precisati lavori per la stazione metropolitana di Corvetto? Ma è solo una congettura. E quanto dureranno i lavori? Insomma: è il solito metodo decisionista con cui gli amministratori cercano di aggirare o raggirare la cittadinanza.
 
Caro Andrea, se non ci fossi tu bisognerebbe inventarti. E tu, piccola Minou, ci manchi davvero tanto!
 
Michele Marchesiello