L’avventura fattuale dell’uomo del fare – Metodo Genova
L’uomo del fare s’è presentato a Genova parlando in inglese, più precisamente americano, con un lieve accento del Minnesota, terra di vacche e di pascoli immensi. Aveva anche uno strano modo di fare tipo: “ghe pensi mi” che ai genovesi suonava un pò strano, ma ragionandoci sopra hanno pensato: forse vorrà dire: E’ l’uovo di Colombo e l’hanno accolto credendo fosse un parente del trisavolo che si era perso nelle praterie americane quando lui era tornato in Europa.
Certo i parenti dei siciliani parlano in dialetto siculo, i parenti dei napoletani sembrano usciti ieri da Mergellina, un parente del trisavolo che parlava mezzo italiano e mezzo minnesotiano faceva strano, ma si sa come vanno le cose, dopo venti anni di governo di un venditore di tappeti e grazie alla presentazione del padano dell’appennino ligure ci hanno creduto al ghe pensi mi uovo di colombo e dopo una legislatura del marchesino e del presidente in fuga a Montebruno a giocare a tresette coi pensionati hanno pensato: questo è nuovo, dice di risolvere i problemi, che vuole una Genova bella, quasi quasi, tanto, peggio del predecessore….. almeno ride quando promette….. e fu così che l’uomo del Minnesota fu votato.
E allora vediamo quel che ha fatto l’uomo venuto dai grandi pascoli a risolverci i problemi con l’uovo di colombo e partiamo dalla cosa più importante, quello che per primo ha dimostrato coi risultati inequivocabili il valore del METODO GENOVA: Il ponte. E qui la diversità culturale s’è vista subito. Anziché spendere 170 milioni di euro e rimettere a posto le cose in pochi mesi ne ha speso 500 e ci ha messo due anni, sarà la cultura del Minnesota però 330 milioni di differenza sono una bella cifra, e si sa i genovesi tendono alla parsimonia.
Poi l’uomo del fare ha affidato tutto a un triestino (Fincantieri) e a un romano (Salini) come se a Genova con tutti quei soldi non ci fosse un imprenditore capace di costruire un ponte. Ma almeno il progetto a un genovese verace? Eh, anche qui se dai del genovese a uno di Pegli rischi grosso e poi pegliese sì ma domiciliato con famiglia a Parigi, è vero lì c’è vissuta la marchesa, duchessa e altro, che ha fatto tanto bene a Genova. E poi se affidi a un pegliese il progetto per fare un ponte a Genova non puoi non aspettarti che il progetto sia sbagliato.
Eh sì pensato a Parigi, progettato a Vesima non poteva che venir fuori sbagliato, o meglio, non in regola con le leggi italiane. Sarà un senatore a vita, sarà un architetto celebrato in tutto il mondo, ma il ponte è bello sbagliato non è dritto come il Morandi, per farlo arrivare alla galleria di Coronata hanno dovuto fare un curvone della madonna, che se uno va veloce finisce al Santuario.
Però col METODO GENOVA tutto è diventato perfettamente in regola, solo con una limitazione di velocità a 70 km orari che per le autostrade non ci aveva pensato nemmeno il ministro Ferri, quello della limitazione a 100 km che già così in Italia tutti ovviamente rispettano. Tu prova ad attraversare il ponte a 100 km orari e ti ritrovi in paradiso a conversare con la duchessa e marchesa. Comunque il ponte è fatto, non c’è alcun dubbio.
Ma parliamo di altri fatti: il parco e il monumento ai caduti? Sì, anche questi li hanno fatti: un monumentino e 14 alberi, per lo più già rinsecchiti. Anche questo fatto e inaugurato con la fanfara e i ministri.
A proposito di alberi. La proposta dell’uomo del FARE era: 10.000 alberi. Siccome in Minnesota ci sono le grandi praterie e gli alberi come li intendiamo noi non ci sono, era facile pensare a un qui pro quo: infatti gli alberi a Genova sono diminuiti a centinaia e quelli sostituiti anziché platani, querce o castagni tipici delle zone appenniniche belli maestosi, ombreggianti e in grado di garantire un forte ricambio d’aria, alti venti metri e con una grande superfice verde: peri da fiore, ciliegi da fiore, palme nane come quelle che metteranno in Via Cornigliano, massimo dieci metri e neanche il piacere di mangiare datteri, pere e ciliege, serviranno forse per parcheggiare i pony così carini, così resistenti e adatti alle grandi pianure del nord ovest americano?
A proposito di alberi. A causa della tempesta di vento a Nervi, ne sono venuti giù 250 e mica ciliegi da fiore, alberi unici che impreziosivano i parchi storici ed erano stati piantati uno per uno da architetti e botanici del paesaggio. E L’ UOMO DEL FARE cosa fa? Ci piazza Euroflora, uggendo anche l’erba rimasta. Ma l’uomo l’ha promesso: finita Euroflora pianteremo tutti gli alberi e anche di più. Nel 2019 il progetto era pronto e consegnato, ma di alberi piantati neanche l’ombra, e questa primavera vogliono rifare Euroflora. METODO GENOVA.
E il commercio? Ah beh venendo dal Minnesota il progetto era chiarissimo, come lì anche qui negozi di vicinato e basta supermercati, da quando l’uomo del fare è a Genova per FARE i negozi di vicinato chiusi sono centinaia, i supermercati in più qualche decina. METODO GENOVA.
E la viabilità? L’uomo venuto dalle grandi pianure è stato netto e risoluto: tram. E chiunque può vedere i numerosissimi tram che circolano in città, così come gli ingorghi in centro all’urlo di tutti in centro per i saldi, parcheggi gratis. La più bella l’uomo del FARE l’ha pensata a Cornigliano.
Al posto del parco di villa Bombrini un bel deposito di camion e container con una bella variante al piano. Un’idea così bella che nemmeno il camionista più grande di Genova c’ha mai messo uno dei suoi camion, si vergognava poverino e ha detto pubblicamente, no no lì ci deve andare un parco per i corniglianesi, vorrà dire che io e Bezos (Amazon) ci stringeremo un po’ nelle aree in cui già siamo.
E le piscine? Via la piscina di Nervi che è brutta, allarghiamo il porto e ne costruiamo un’altra più bella, più grande, per farci il campionato di pallanuoto. La piscina non c’è più, l’area con l’acqua è rimasta la stessa, della piscina nuova neanche l’ombra, però se i nerviesi se vogliono una piscina se la possono costruire da soli grazie ad un apposito aggiornamento del PUC che tanto i nerviesi i soldi ce li hanno mentre a Multedo che ce l’avevano e la rivolevano, niente piscina, un palazzetto dello sport, però non in regola, il campionato di pallacanestro e di volley se lo vanno a giocare altrove. METODO GENOVA.
E se con un grande sforzo di generosità lungimirante i genovesi regalassero all’uomo del FARE un biglietto di sola andata per il Minnesota col bonus di un pony e una tenda indiana da comprare dal Valmart più vicino?
Andrea Agostini
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