Per una Nuova Ecologia di Comunità
Non esiste per noi un ambientalismo asettico, a sé stante, che non tenga conto dell’ambiente e della comunità che ospita come di un tutt’uno. E’ un dato obbligato, visto che la cosiddetta età dell’antropocene sta dettando arbitrariamente le leggi con cui si vorrebbe costringere la Natura, la quale reagisce secondo principi suoi propri che in definitiva sono ad esse sovraordinati (tanto che l’uomo ne verrebbe ad essere espunto).
Ma potremmo anche definire in positivo la necessità di riferirci alla comunità umana come aspetto imprescindibile della nostra visione e azione, quella cioè di un ambientalismo sociale: la soluzione alle crisi che stiamo vivendo (ambientale, sanitaria, sociale, morale) passa per l’acquisizione della consapevolezza relativamente al posto che si occupa nel mondo e, conseguentemente, al disporsi secondo principi di autogoverno emancipativo e responsabile.
Ecco allora il motivo per cui gli spazi in cui riconoscersi sono innanzitutto quelli di prossimità – le “Oasi di Verde Tranquillo” – facendo leva sulle potenzialità sopite tramite le quali si avverte ancora il legame con la bellezza passata. Solo la partecipazione attiva e la propensione alla cura saranno così in grado di riattivare il meccanismo virtuoso che, nel qui e ora della dimensione collettiva, consenta al presente di fungere da medium tra l’antica vita e una nuova promessa di futuro.
Il Progetto delle “Oasi” cittadine non può in prospettiva essere disgiunto dall’idea di un reticolo di “corridoi verdi” che le colleghi, rendendo tangibile il beneficio in termini di ombreggiatura e vivibilità degli spazi urbani.
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