Un’introduzione

VERDE URBANO

Proteggere il verde urbano, nelle sue diverse articolazioni, non è solo un’esigenza legata all’estetica, alla storia, o all’identità territoriale, ma la necessaria manutenzione di una  vera infrastruttura urbana fondamentale per molte e essenziali funzioni indispensabili di tipo economico sociale, ambientale e di salute pubblica. Tra queste, iI controllo e la mitigazione  della cattiva qualità dell’aria, dell’effetto “isola di calore urbano”, la stabilità geologica e la disponibilità di acqua. Nello studio preliminare che doveva portare al Piano del Verde di Genova (2011) si leggeva “Gli ambienti urbani sono caratterizzati dalla quasi completa impermeabilizzazione del suolo: tale aspetto determina conseguenze negative in particolare in una città dalla morfologia fortemente acclive quale Genova..( come , per esempio) sovraccarico del sistema fognario e dei depuratori in occasione di piogge intense e conseguenti elevati costi di gestione , Interruzione o riduzione dell’alimentazione della falda acquifera, rischi alla stabilità geologica “

Difficile definire meglio la necessità di un Piano che è stato invece accantonato. Così come sono rimasti lettera morta una serie di riferimenti amministrativi e legislativi : 1)Regolamento del Verde;2)Piano di sostituzione degli alberi in città;3)Linea del Verde prevista dal Puc; 4)Orientamenti per la Gestione del Verde Pubblico (Decreto 10 marzo 2020 Ministero dell’Ambiente); 5)Legge sugli alberi da piantare per i nuovi nati; 6) Piano per la sostituzione degli alberi in città).

Negli ultimi decenni il concetto di verde urbano si è definitivamente lasciato alle spalle le accezioni restrittive che lo legavano solo alla gradevolezza e al decoro del ”verde in città”, e si è affermato come infrastruttura vitale (al pari, per esempio, del servizio idrico o dello smaltimento dei rifiuti). E’ oggi diventato un parametro internazionale importante della sostenibilità e della salubrità urbana. (vedi https://fondazionefeltrinelli.it/azione-partecipazione-collaborazione-la-via-urbana-al-verde-sostenibile/). Nel 2018, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto che raccoglie le storie di 15 città, tra cui metropoli globali come Pechino e Bangkok, che hanno messo le strutture vegetali al centro dei loro piani di sviluppo urbanistico, sociale , economico, ecologico e di lotta alla povertà (http://www.fao.org/news/story/it/item/1234451/icode/ )

 

Nulla di tutto questo arriva alla nostra città. Il verde pubblico, il verde bene comune, il verde che fa respirare, accessibile, che può essere percorso, che fa incontrare età e condizioni sociali diverse, è considerato da molti come un accessorio residuale,un relitto d’altri tempi o un “giardinetto” da sistemare doverosamente a tappabuchi e copertura solo dopo che siano state soddisfatte tutte le altre richieste di tutte le corporazioni possibili, comprese quelle effimere degli eventi e degli spettacoli