Via dalla Civiltà dell’Auto(mobile)
Il diritto alla mobilità e alla salute, connessa alla salubrità degli stili di vita adottati, ha
nell’Automobile un sicuro antagonista.
Partendo da premesse errate che non considerano il limite rappresentato dalle condizioni
materiali, in cui si inseriscono le fantasie di autonomia/libertà negli spostamenti (vedi le pubblicità
di autovetture lanciate a tutta velocità in mezzo a paesaggi incontaminati), e dalla non valutazione
degli extra-costi sanitari e di compressione degli spazi o dei tempi di vita cittadini, si determina una
contraddizione in termini: l’uomo perde centralità a favore del suo strumento-macchina.
In questa circostanza agiscono tuttavia forze orientate ad estrarre valore dalla massa degli
individui, scaricando su di loro costi ed inefficienze del sistema e garantendo profitti agli attori
economici in gioco (produttori auto, assicuratori, imprenditori dei servizi infrastrutturali e
concessionari stradali, operatori nel sistema di raffinazione e di distribuzione del carburante,
finanziarie che operano nei settori coinvolti….); solo che anche qui non si assiste ad un gioco a
somma zero, ovvero tutto interno alle diverse classi di cui si compone la società umana, e si
comincia chiaramente ad intravederlo dai segnali che la natura ci sta mandando…..
Del resto l’ideologia della mobilità autonoma per tutti la si ha enunciata nel termine scelto
per indicare il prodotto in questione: l’auto-mobile. E a ben vedere ciò si poggia su un principio
che, facendo leva su un’idea positiva di libertà individuale, tipica della sensibilità moderna, poggia
in realtà sull’atomizzazione delle persone (individui appunto) e sulla loro passivizzazione di fuitoriconsumatori per attuare questo rivolgimento antropologico.
E che si tratti di ideologia lo testimonia il fatto che si assolutizza in termini positivi un
pensiero senza valutarne le ricadute reali che esso produce, come più sopra argomentato.
Invece oggi deve prevalere il senso di responsabilità, che come tale rimette in gioco la
dimensione sociale dell’esistere, facendo sì che attraverso l’esperienza individuale si realizzino le
condizioni più giuste per addivenire ad un benessere collettivo, sia in termini di sviluppo di
politiche sociali che interessino la comunità attuali sia che riguardino le generazioni future.
Ciò implica un nuovo ruolo da assegnare al soggetto pubblico in quanto regolatore ed
erogatore di servizi, in modo da orientarli verso una loro significativa utilità sociale, essendo al
tempo stesso sottoposti ad un controllo diretto da parte della popolazione sugli obiettivi e i risultati
gestionali ottenuti.
Allora in ambito mobilità urbana quali forme dovrebbe assumere tale ragionamento? Se
fondamentale rimane la scelta di privilegiare i vettori collettivi come mezzi di trasporto (e per
caratteristiche prestazionali – capienza, comodità, velocità, ingombro, modularità – e innesco di
processi virtuosi degli spazi attraversati – pedonalizzazioni e arredo urbano – il Tram si fa
senz’altro preferire), così come certamente si deve pensare a tutta una rete di percorsi pedonali,
ciclabili e di impianti meccanizzati di risalita (ascensori, cremagliere, funicolari…) interconnessi,
bisogna infine anche pensare a quella che è una quota irriducibile di necessità di trasporto privato,
offrendo anche in questo caso una risposta in linea con quanto espresso poc’anzi: bisogna cioé
collettivizzare anche la richiesta di mobilità individuale tramite un car-sharing (auto condivisa)
in cui sia protagonista in modo autonomo (con un proprio parco macchine, sistema di
manutenzione e di ricambi ecc…) l’Azienda Municipale di Trasporto, ambendo a sostituire
progressivamente le autovetture di proprietà, le quali in via di riduzione dovrebbero sostenere i
sovra-costi (aggiuntivi) provocati dal loro utilizzo.
In questo modo le città rifiorirebbero, tornerebbero ad avere piazze, marciapiedi, panchine,
spazi gioco, verde pubblico, piste ciclabili in sicurezza ecc..; si potrebbe tornare a respirare con più
tranquillità e ad apprezzare il minor inquinamento sonoro e, naturalmente, il pianeta ci
ringrazierebbe ospitandoci ancora per molti anni a venire, se noi per primi saremo capaci di “essere
in pace col mondo”.
Genova, 22/01/2022
Commenti recenti